Cerca nel blog

lunedì 5 dicembre 2011

Certi treni passano una volta sola, in Italia non è neanche detto

Negli ultimi sei mesi ho firmato un nuovo contratto di lavoro, mi sono fidanzato, sono andato a vivere in un’altra casa, ho adottato la magnifica Seppia dal canile di Furbara, venduto la moto e la Mini, preso una Citroen C3, cambiato numero di telefono dopo 14 anni.

A pensarci bene, non c’è più niente nella mia vita di quello che c’era a giugno e certo ho pensato che se uno avesse avuto un blog tutte queste cose avrebbe potuto raccontarle lì. Ecco perché in questo post che cancella mesi di vergognosa assenza vi parlerò delle Ferrovie dello Stato.

Per una questione di fuoco amico che ho cercato di evitare, in questi ultimi anni mi sono astenuto dallo scrivere qualcosa che avesse a che fare con le FS o se preferite con Trenitalia. Mia sorella, la primogenita che per comodità d’ora in poi chiameremo Letizia, è infatti quel che si suol dire un pezzo grosso di un’azienda che ha molto a che fare con le ex FS e oltre a telefonarle per insultarla per ogni incazzatura correlata all’argomento “treni” finora non ero andato. Finora. Ora però basta, Leti, mi spiace, ma se non altro questo post consideralo l’equivalente delle mie due telefonate mensili di insulti. Sarebbe oltremodo banale lamentarsi del pessimo servizio, dei ritardi pazzeschi, del tragico rapporto qualità/prezzo, di tutti i disservizi connessi alle FS ma credo che lo farò lo stesso.

Il rimborso

Da qualche settimana sono cambiate le regole e ora se il tuo Eurostar ritarda fino a 59 minuti non ti ridanno un centesimo: due anni fa invece ricevetti a casa un rimborso di circa 80 euro, per un Venezia-Roma infinito vissuto insieme ai miei genitori. Dopo qualche giorno andai alla stazione Termini per comprare un Roma-Bologna (circa 40 euro, all’epoca) e il bigliettaio velatamente romano mi spiegò a modo suo che non era possibile spezzare il rimborso e che quindi avrei perso gli altri 40 euro. Di fronte alle mie rimostranze (“quindi devo andare a Praga per pareggiare?”) lui si sentì di consigliarmi: “Ma vattene in prima, no? Almeno spendi di più”. Al che io chiusi: “No, guarda fammi direttamente un Roma-Kiev pure se non ci devo andare almeno non ci rimetto niente”. Comodo, no?

Il cambio prenotazione
Non provate mai a farlo, per nessun motivo. Mai. Tanto non ci riuscireste. Ogni volta che mi è capitato di dover cambiare treno, sia sul sito che “live”, sono stato respinto con perdite. La motivazione che ogni volta mi fa impazzire è quella che mi danno alla biglietteria: “Non posso rimborsarle il biglietto né cambiarlo perché lei ha pagato con la carta di credito”. E io che pensavo che in Italia fosse legale… Una volta ho fatto un biglietto da 9 euro sul sito, sempre con la truffa legalizzata del pagamento con carta di credito: cambiai idea mezzora dopo e tornai sul sito per cambiare. Mi fu chiaro in pochi minuti che il cambio era possibile solo per un treno dello stesso giorno, della stessa tratta e della stessa tipologia di treno. In pratica ti permettono di cambiare vagone, non molto di più. Decisi che quella volta 9 euro non glieli avrei regalati ma a quel punto assistetti al vero capolavoro: decurtati i 9 euro del 20% che ovviamente le FS si tengono per il disturbo (e ci mancherebbe pure…), il rimborso scendeva sotto la quota minima di 8 euro e non poteva essere erogato. Dei geni. Del male ma pur sempre dei geni.

I ritardi

Un paio di settimane fa mi è capitato di prendere il treno nei giorni in cui l’amministratore delegato di FS per tranquillizzare gli utenti li invitava a portare con sé, prima di salire sul treno, bevande, cibo, una tenda da campeggio, due cucine da viaggio, il cambio di stagione e un rosario. Nella foto a margine avete un’idea dell’entità dei ritardi accumulati quel giorno, nelle stazioni di Milano e Bologna ho assistito a scene che definirei meravigliose se non avessi letto il panico negli occhi di diverse persone. Gente che per disperazione prendeva il primo treno in movimento, che pure se doveva andare a Pescara partiva per Roma (“Intanto mi avvicino”): all’annuncio “al binario 2 è in arrivo l’intercity da Genova Brignole con 545 minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio” si è levato l’applauso convinto della sala d’aspetto della stazione di Bologna. A Milano, la mattina dopo, mentre alle 6.30 stavo acquistando alla biglietteria elettronica il tagliando per tornare a casa, la doppiatrice di Heidi con voce ammiccante mi informava amabilmente che “il servizio è temporaneamente sospeso, ci scusiamo per il disagio”. Milano Centrale sarebbe rimasta bloccata per ore e certo che a quel punto sarebbe stato intelligente disinserire il messaggio automatico: “si ricorda ai gentili passeggeri che è vietato salire e scendere dai treni in movimento”. Vi giuro che li abbiamo cercati per due ore, disperatamente, ma niente. Treni in movimento non ce n’erano. E dire che da lontano mi era sembrata una stazione.

Lo so già. Prima o poi tirerò il freno a mano di un treno in movimento, attraverserò i binari a piedi, calpesterò la fatidica linea gialla, tirerò oggetti contundenti dal finestrino e farò la pipì su un sedile di prima classe. Scusandomi, però, per il disagio. Grazie, Letì.

Nessun commento:

Posta un commento