Cerca nel blog

lunedì 5 dicembre 2011

Le strade che portano a Roma

Milano, Caorle, Novi Sad, Sofia, Cavalese, Pescara, Bormio, Kusadasi (Turchia), Porto San Giorgio, Cervia, Chieti, Roma, Barcellona, Bologna, Venezia, Vicenza, Granada e poi ancora Roma, tutto questo dal 25 giugno. Dopo sette anni, da oggi di nuovo ViaColossiNumero20. Lasciata il giorno di Ferragosto del 2000 e ritrovata ora, col senso di marcia inverso e un quartiere che al posto dei Mercati Generali ora ha piazzato la Terza Università.

Non lo riconosco più, il mio quartiere, ma sono sicuro che anche lui pensa la stessa cosa di me e allora meglio cambiare discorso, perché credo che non mi convenga approfondire. Torno a Roma, brillantemente, a vivere con i miei tenerissimi genitori, che in questi sette anni di Bologna ho visto poco. L'aspetto spettacolare è che nella loro testa io ho sempre 16 anni mentre ad esempio andrebbero informati che il test sull'età cerebrale che ho affrontato due giorni fa ha emesso un verdetto inappellabile: 64 anni.

Torno a Roma da disoccupato, tecnicamente, sopravvissuto all'uragano Dieci ma ancora in mezzo alle macerie. La confusione nella mia testa da 64enne è sovrana (residenza a Bologna, domicilio a Roma, casa in affitto a Milano, cause sparse per l'Italia) e come mi succedeva nei giorni successivi alle tranvate sentimentali sono circondato da sguardi compassionevoli, da frasi fatte (male) e luoghi (molto) comuni: "Si chiude una porta e si apre un portone", "Tra sei mesi ringrazierai Dio per quello che ti è successo a Milano" ma soprattutto l'immancabile "Vedrai che questa cosa ti rafforzerà tanto".

Consolazione che mi ha sempre fatto incazzare, e che ricordo mi fu ripetuta più volte nel 1996, dopo essere stato lasciato in malo modo da una ragazza che per comodità chiameremo Angela. Ma chi cazzo si vuole rafforzare? Chi ve l'ha chiesta, la forza? Io voglio rimanere debole, fragile, vulnerabile, buggerabile, influenzabile. E' il mio bello. E poi che ce devo fa' a 70 anni con tutta 'sta forza che sto accumulando, la metto su Ebay? In ogni caso tra sei mesi sarò pure il freelance più ricco e disinvolto d'Europa ma per ora impera il senso di abbandono di uno che per 17 anni è stato privilegiato perché lavoratore dipendente. Devo ripartire e so che in questo momento occorrerebbe tanta energia e altrettanta creatività.

Al momento, spiacente, mi sono finiti tutti e due i modelli ma se ripassate li ordino e magari vi faccio uno squillo quando mi arrivano in magazzino. Proseguendo nell'impronta citazionista presa da questo blog, mi torna in mente il personaggio interpretato da Diego Abatantuono nel Turne' di Salvatores. Quando a 40 anni confida a un caro amico che vuole cambiare vita per provare a fare l'attore a tempo pieno e l'altro gli risponde che a 40 anni è tardi, e che doveva pensarci prima. La reazione di Abatantuono è memorabile, ce l'ho stampata in testa: "Eh no, cazzo, ho passato i primi 35 anni della mia vita a sentirmi dire che dovevo aspettare, che ero immaturo, che era presto e ora tu mi dici che è troppo tardi. Ma cazzo, ci sarà un momento della mia vita in cui bisogna accelerare, in cui vanno prese le decisioni importanti".

Ecco, mi sa proprio che per me è arrivato il momento di accelerare. Ma il piede per ora rimane fisso sul pedale del freno.

Nessun commento:

Posta un commento