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lunedì 5 dicembre 2011

Du' schiaffi no, eh?

Se qualcuno si è lamentato del silenzio assordante di questo blog nell’ultimo mese, ha fatto metà del suo dovere. Anche perché le attenzioni sottratte a questa creatura sono state nel frattempo convogliate sul secondogenito (www.tripladoppia.com), portale di basket di cui sono diventato, mio malgrado, direttore responsabile. E’ stata un’estate lunga e divertente, faticosa. Qualche cifra: dal 28 luglio al 13 settembre ho preso un totale di 26 aerei per 46 ore di volo, 20.096 chilometri con la cintura di sicurezza allacciata. Cinquanta le ore di pullman e quattordici gli alberghi, dal meraviglioso T Hotel di Cagliari all’orripilante Satel in un paesino sperduto della Slovacchia. Sul mappamondo mi sono acceso in sequenza a Bormio, Parigi, Pescara, Poprad (via Praga), Varese, Danzica (via Varsavia), Cagliari, Sarajevo (via Vienna), Bologna, Varese, Helsinki, Milano, Schio e Adana (via Istanbul, col volo interno Turkish preso l'11 settembre). Quattro le sveglie alle prime luci dell’alba (quelle in cui mi sembra sempre di dover andare al poligono di tiro a sparare, come in pieno servizio militare), il viaggio più lungo il 14 agosto col triplo volo Danzica-Varsavia-Roma-Cagliari.

Sono tornato a Roma con più punti sulla carta MilleMiglia ma con meno risposte di prima: gli italiani, ad esempio, è certo che non li capirò mai e non solo perché mi fanno rappresentare per il mondo da Calderoli, Borghezio e La Russa: non tanto e non solo perché ai caselli autostradali fanno ore di fila perché non sanno che anche sul loro bancomat c’è l’opzione fast-pay che permetterebbe di accedere in un amen all’ingresso viacard. E non solo perché in prossimità delle festività natalizie chiedono a chi sta per viaggiare di comprare loro un biglietto della Lotteria Italia in qualche autogrill lontano. “Gianca, quando vai a Roma mi compri un biglietto? E uno magari mentre torni, anche a Roncobilaccio?”. Perché? Perché? Perché? C’è più possibilità? I biglietti degli autogrill rimangono sopra ed è più facile che vengano estratti dalla dea bendata?

La questione vera è un’altra, oltre a cercare di capire perché ci si precipita a fare la fila quando viene aperto l’imbarco di un volo che ha i posti sull'aereo già assegnati: in questi giorni tutti gli italiani hanno preso a giocare al Superenalotto, tra questi anche alcuni miei amici apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Il tormentone è: “Oh, ma vuoi mettere, sono 90 milioni di euro?”. Ah già, perché nelle estrazioni in cui il jackpot era di 13 o 21 milioni la vita non ti sarebbe cambiata, se avessi vinto. Con 90 sì, invece. Come quelli che credono a quelli che ti vendono i sistemi "sicuri" per vincere al Lotto: già, perché se veramente l'avevi trovato te ne stavi 8 ore al giorno in una squallida tv privata?

D’altra parte vi parla uno che quando va da McDonalds prende il menu big da 6 milioni di calorie ma lo accompagna sempre con Coca Cola light per risparmiarne 30.

Non l’abbandono più il primogenito, da oggi, promesso. Dopo la pausa estiva, mi impegno a scrivere almeno una volta a settimana. Armate gli scivoli, ora. E a proposito di aerei, non credete a chi vi parla di crescita zero: in ognuno dei 26 aerei che ho preso in estate ho avuto nelle mie vicinanze un bambino di età variabile dai 6 ai 36 mesi, con ogni probabilità posseduto dal demone delle scimmie urlatrici baritoni: 26 minuscole entità che necessitavano dell'intervento di un esorcista, più che di un pediatra. Ma du’ schiaffi no eh? Normalità...

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