Cerca nel blog

lunedì 5 dicembre 2011

La grandeur parigggina, senti come appoggia bene

Parigggggi val bene una notte all’aeroporto di Orio al Serio e difatti io ce l’ho passata, disperato tra le centinaia di disperati in attesa di un improbabile low cost, stesi per terra traSchicchi-Mercedes coppie tristi che litigano ancora prima di partire e bambini frignanti e lamentosi (du’ schiaffi no, eh?).

A Parigggggi l’ultima volta c’ero stato nel 2004, con la Nazionale. Ricordo il saluto alla nazione Francia di Marco Gatta, il funzionario della Federazione, quando per tre volte in quindici minuti i solerti impiegati transalpini ci fecero cambiare la modalità di imbarco (collettivo, no individuale, no collettivo). Marco imbarcò la squadra e prima di sparire nel nulla si girò verso l’area check-in: “Primo giorno de lavoro per tutti qui, eh…”. Ricordo che viaggiammo insieme a Mercedes Ambrus, pornostar ungherese che ha spinto alla miopia diverse generazioni di italiani nell’ultimo ventennio.

La venne a prendere Schicchi a Malpensa, non a caso, conservo questa immagine di lei (1.60 di curve paraboliche) in attesa dei bagagli e noi a fianco a lei, in silenzio, ma anche in contemplazione mistica. Passò Gatta, immarcabile quel giorno. “Oh, mamma mia, non me dite che non ve siete mai scopata una così?”. Ci fissammo, nessuno se la sentì di rispondere.

Parigggi è sempre Parigggi, comunque, anche se ci capiti nella domenica in cui arriva il Tour de France e trovi un caos infernale, anche se per andare sulla Tour Eiffel devi aspettare un’ora e mezza sotto il sole (e infatti non ci vai), anche se la temperatura media oscilla intorno ai 35 gradi. A Pariggggi ho la netta percezione di essere un coglione: non che questo pensiero non mi sfiori anche ad altre latitudini ma in Francia la sensazione è veramente nitida: sarà perché non sai se parlare inglese, abbozzare quelle tre parole in francese o mantenerti italiano, che tanto poi ti capiscono. Così ti escono dalla bocca grugniti, bisillabi senza senso, sorridi senza motivo per ingannare l’imbarazzo da inadeguatezza.

I francesi hanno capito tutto: la loro grandeur può incartarti qualunque cosa, sono charmant, chic, alla mode. Loro non fanno colazione, fanno petit dejeuner, loro non vanno a compra’ il pane, loro camminano per il lungo Senna avec baguette. Loro non vanno a fare i maniaci sessuali pornografici erotomani, no, loro vanno a Pigalle.

Così, per la loro grandeur del cazzo, ho rischiato di diventare un serial killer. Sarà per il fatto che a Parigi impera la baguette e uno che non mangia formaggi e affettati la baguette se la dà esclusivamente in faccia, sta di fatto che a Parigi non mi trovo.

Movente numero uno: ristorante comunissimo vicino a Montmartre, fuori c’è scritto a caratteri cubitali “qui menu in italiano”. Infatti entro, mi siedo e chiedo il menu in italiano. “No, only in English”, mi risponde il simpaticone e poi giù un paio di battute sul fatto che sono italiano “Azzurro, o sole mio, pizza, mandolino, spaghetti”. Mangio poco e male, in due spendiamo 50.80 euro, con l’Evian (l’acqua a Parigi non è acqua, è una marca) a 4 euro. Ma non al barile, come il petrolio, ma al mezzo litro. Vado a pagare, tiro fuori la banconota da 50 euro e qualunque pezzente di ristoratore di questo mondo direbbe “Ok, a posto così”. Lui no, li meilleur mortacci sua, aspetta per venti secondi gli 80 centesimi che io fingo di non trovare in tasca.

Movente numero due: bar trascurabile su un boulevard qualsiasi, però si chiama “Maison de Chocolat”, mica il “Cornettaro de Viale Marconi”: due caffè e due mignon 17.50 euro, semplicemente perché ho dimenticato che a Pariggggggggi le paste le chiamano eclair. Ed è tutta un’altra camminata, come il Cuticchia che in Borotalco sceglie di chiamarsi Manuel Fantoni perché … “lo senti come appoggia bene… E Benvenuti? - chiede Verdone – Poi fa’ de’ meglio…”. L’eclair vale 5.50 euro, pure se lo mangi in due bocconi, il cannolo con la crema della Pasticceria Belli sita in Via Filippi da venti anni ne vale 0.60. Ce la incartano con la erre moscia, sicuro. E quando chiedo un po’ d’acqua, l’Evian mi arriva a 6 euro al mezzo litro. 12 euro al litro, 24 euro per una bottiglia di due litri. Da noi il nasone accontenta tutti gratuitamente, anche in Piazza del Pantheon. Attraverso la strada e in un supermercato compro un litro di Evian a 80 centesimi: il tipo è pakistano, a lui della grandeur glie ne frega il giusto.

Ho fatto l’italiano medio, in questi giorni, e non solo inteso come dito: sempre pronto a lamentarmi dei francesi e del loro snobismo, paragone perenne tra come siamo noi e come sono loro. La percentuale di romanità è esplosa, unico antidoto a sta cazzo di grandeur che ci avvelena il soggiorno parigggggino.

Ho voglia di euro 3.50 di pizza rossa dai Gemellì, ci si mangia un giorno. E riguardo alla brutalità capitolina espressa nei confronti di George Michael nel post precedente, ero esattamente in Place Vendome quando mi è venuto in mente lo strillo rivolto al Palaeur nei confronti del 39 enne Gregor Fucka dopo il quarto libero sbagliato: “A sette, non sei bono neanche per la primiera…”.

A Notre Dame non l’ho sentito… Però mi sono immaginato questo momento qui al cospetto del simpaticone di Montmartre, che nel suo ristorante esponeva la maglia di Zinedine… (abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene!)

Nessun commento:

Posta un commento