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lunedì 5 dicembre 2011

Nostalgici, il traffico, Milano-Roma, Molly

Mi avvalgo di flash, in sequenza, talvolta sfocati, per colmare il vuoto di un mese di assenza da questo blog. Per il quale coltivo, oltre che affetto, anche discreti sensi di colpa. Flash, dicevamo, tratti da 41 anni in cui mi sono annoiato proprio poco. E a chi mi rimprovera del fatto che questo blog sia eccessivamente autobiografico rispondo che ha ragione. Da vendere. Qui si parla di me, o meglio di come i miei occhi interpretano quello che mi succede.

1. Ieri pomeriggio, fermata metro del Colosseo, salgo a fatica in un vagone affollatissimo. Davanti a me due ragazzi rasati, non più di 18 anni, svastiche ovunque. Parlano di andare a Campo de Fiori il giorno dopo, dicono che "li romperanno", accennano a quando ne hanno "...sfonnati due". Uno scende a Garbatella, l'altro gli stringe la mano e lo saluta "Bella camerata, te scrivo stasera su messenger o sennò su Skype". Cervelli completamente disabitati, ovviamente, ma l'instant messaging adottato dai nostalgici del Duce mi ha fatto tanto ridere.

2. A proposito di ridere, ieri sera in una radio romana è intervenuto un distinto tifoso della Roma. "Mi hanno regalato un gatto a Natale, siccome c'aveva i baffi (!!!!!) l'ho chiamato Pruzzo". Ci penso da ieri sera e non smetto di sorridere. Ma come si fa a chiamare un gatto Pruzzo, povero?

3. Qualche post fa vi ho raccontato delle difficoltà incontrate per far sì che il mio cognome non venga storpiato in tutti i modi. Bene. Venerdì scorso a Priolo, lo speaker della partita, con 3.000 persone sulle tribune, ha chiamato in campo l'addetto stampa della Nazionale Femminile ALESSANDRO Migliola.

4. Ultimi giorni della mia pessima escursione milanese, estate 2006. Trattoria dimenticabilissima a 200 metri dalla stazione: alle 22.30 mi chiama un amico e mi informa che nel giro di un quarto d'ora sarà dei nostri. Mi alzo dal tavolo e vado a informare la signora, chiedendo la disponibilità a tenere aperta la cucina per altri venti minuti. La tipa mi fissa, mi ascolta, si apre in un sorriso dolcissimo e mi risponde: "Ma assolutamente NO, io devo chiudere!". Definitivamente, aggiungo io, ma poi penso che sono i miei ultimi giorni lì e risparmio le energie. Un mese dopo, Roma: all'uscita da una partita della Lottomatica, io e Bebbo dobbiamo mangiare: è quasi mezzanotte, passiamo davanti a una pizzeria e vediamo un cameriere che sparecchia i tavoli posti all'esterno. Mi avvicino col consueto fare (troppo) gentile e chiedo il miracolo: "So che è tardi ma non è che ci farebbe mangiare qualcosa?". Risposta: "Ma che tardi, avemo aperto adesso...". La contrapposizione Roma-Milano è stantia e sorpassata, posso solo dirvi che pensai di essere contento di essere tornato a casa mia.

5. Detesto, come tutti, restare imbottigliato nel traffico ma mi avveleno se sono incolonnato in file che non mi appartengono. Mi spiego: se rimango sul Lungotevere un'ora andando allo stadio posso prendermela solo con me che non ho preso la metro. Ma se torno dal cinema e sto un'ora fermo fuori dal Palaeur perchè in quel momento stanno uscendo 15.000 invasati da un concerto divento pazzo: soprattutto se abbasso il finestrino e chiedo di chi fosse il concerto. "Gigi D'Alessio". Avrei potuto farne fuori qualcuno, quella sera. Un'ora in mezzo a un milione di macchine di gente che aveva speso almeno 30 euro per andare a sentire il fidanzato della Tatangelo. Not in my name.

6. Ospedale di Brunico, rieducazione dopo l'intervento ai legamenti. Mi segue Rudi, fisioterapista italiano che però parla meglio tedesco. Io sono a pancia in giù e fletto l'articolazione che lui mi tiene, nel frattempo Rudi parla con la sua collega crucca. A un certo momento mi piega la gamba e mi chiede di resistere al dolore, io eseguo. Lui intanto chiama Molly, io resisto. E lui continua a chiamare Molly, io inizio a piangere dal dolore. E mi chiedo dove cazzo sia finita questa troia di Molly, che finchè non risponde io non finisco l'esercizio. A un passo da un'altra rottura dei legamenti, Rudi sbotta: "Molli, Giancarlo, molli atesso, come glielo tevo tire di mollare?". Per la cronaca, la fisioterapista crucca si chiamava Maria, non Molly.

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