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lunedì 5 dicembre 2011

Seppia, 25 chili neri di amore puro

Se per quasi due anni questo blog è rimasto silente, tutta la colpa va addossata a un essere nero che a oggi conta quasi 30 chili e due occhioni irresistibili da spot del WWF.


L’animale in questione si chiama Seppia ed è stata adottata nell’ottobre 2009 da me e Beatrice, prelevata dal canile di Furbara dove si apprestava a condurre un’esistenza infelice. Da quando quei due occhi sono entrati nel mio campo visivo, la vita è cambiata: Seppia è stata abbandonata in Sicilia appena nata e poi ritrovata in un cassonetto, dentro una busta di cellophane, insieme a due suoi fratellini. Misteriosamente è poi arrivata in un canile del Lazio, dopo un viaggio in treno che sinceramente preferisco non immaginare.



Quando ho preso Seppia al canile, l’ho scelta perché mi era sembrata il cucciolo più impaurito o forse il più bisognoso di sostegno: nelle quattro ore di viaggio in macchina fino a Faenza, le prime insieme, Seppia non diede alcun segno di vita e arrivati a destinazione fu un problema farla uscire dal trasportino.

Così come fu angosciante vederla terrorizzata e immobile nelle prime tre ore trascorse in quella che sarebbe diventata la sua nuova casa. Andò a bere, timidamente, solo quando noi andammo a dormire e spegnemmo la luce. Abbiamo capito immediatamente che accudire Seppia non sarebbe stato semplice, il giorno dopo la prima passeggiata a Cesenatico ci confermò l’impressione. Seppia scappava da tutto e tutti, cercava rifugi dietro ai vasi, angosciata da qualsiasi forma di contatto le venisse proposta.

Fortunatamente, dopo qualche giorno Seppia ha iniziato a fidarsi di me e di Beatrice, a farci le feste ogni volta che ci vedeva tornare a casa, a legarsi a noi in maniera forte, esagerata, esclusiva. Per molti mesi, sbagliando, abbiamo deciso di proteggere Seppia dal resto del mondo, perché le sue paure verso il mondo esterno erano diventate le nostre e volevamo evitarle a tutti i costi altri traumi. Così evitavamo di avvicinarci ai cassonetti visto che lei si rifiutava, evitavamo situazioni pubbliche che potessero impaurirla, la riportavamo in macchina ogni volta che si mostrava timorosa di suoni, rumori e persone.

Detto questo, va precisato che stiamo parlando del cane meno aggressivo del pianeta: Seppia non conosce la cattiveria anche se l’ha subìta, lei non ce l’ha con nessuno e vuole solo essere lasciata in pace, meglio se insieme a me e a Beatrice. Lei sta bene solo insieme a noi e con tutti gli altri cani del pianeta, grandi, piccoli, maschi, femmine, randagi o di razza.

Seppia è cittadina del mondo, un po’ figlia dei fiori, grande amante dei ricci e delle tartarughe, che ama collezionare senza peraltro torcere loro un pelo (ammesso che ne abbiano), coda alta e molesta quando può scorrazzare in tranquillità. Lei ama correre a perdifiato per ore e ore, non risponde ai comandi dei suoi padroni se non quando le va, non è sensibile al richiamo del cibo come lo sono quasi tutti gli altri cani.

Da due anni a questa parte Seppia occupa gran parte delle nostre attenzioni, dei discorsi, delle preoccupazioni: sarebbe stato così anche se avessimo preso un cane dalla spiccata personalità, lo è molto di più per un cane nero che chiede protezione e affetto dopo aver pensato di morire in ognuno dei primi 90 assurdi giorni della sua vita.

Sento di essermi perso nella deriva, da me criticata in passato, di coloro che sorridono ai cani per strada, di quelli che si preoccupano anche per un cane notato per strada senza collare. Nei quindici giorni trascorsi in Cile la scorsa estate ho nutrito per 15 giorni Arturita, bastardina locale che mi aveva aperto il cuore dormendo tutte le notti fuori dal nostro albergo. Mi sono anche informato sulle procedure per estradarla ma poi ho capito che sarebbe stato più semplice riportare Battisti in Italia e ho lasciato perdere.

Detto questo, il cane santo e tutto nero che risponde (ma mica poi tanto) al nome di Seppia è il vero motivo per il quale questo blog non è stato più frequentato. Non perché quei 25 chili abbondanti bisognosi di amore non mi abbiano lasciato tempo a disposizione, quanto perché avrei voluto parlare di lei e non ho mai trovato le parole giuste per descrivere tanto splendore.


Non lo sono neanche queste, a dire la verità, ma dovevo in qualche modo uscire dal tunnel. Nero, anche lui, forse per questo mi ci ero affezionato...

1 commento:

  1. Mi sa che Io e Marley scomparirà al confronto quando pubblicherai Seppia, Bea ed io (ovviamente prima Seppia)

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