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lunedì 5 dicembre 2011

La Nigeria non si discute, si ama!

Sinceramente non ricordo come successe, la prima volta, ma so quando successe. Era l’inverno 2001 e sia io che Vittorio decidemmo che la scusa del lettore dvd fosse un motivo sufficiente per giustificare l’acquisto di una Playstation 2. Gli anni sommati da me e lui erano già 68 (ora sono 82…) ma una tradizione ludica nata col Commodore 64 e proseguita con l’Amiga 500 non poteva essere interrotta. Storie (tese) tra me e lui fino a quel momento di Cinemaware Basketball, io con i Chicago Bulls e lui con i Portland Trail Blazers.

Una finale NBA 4 su 7 disputata nelle rispettive case, una volta anche col joypad difettoso e un faro puntato in faccia, perché il fattore campo esiste, cazzo, eccome se esiste. E siccome i valori da assegnare ai propri giocatori erano limitati (da 1 a 8), Vittorio teneva costantemente nel portafoglio il foglietto col roster e le scelte correnti: ogni momento era buono per riconsiderare la distribuzione dei suoi. Drexler: Tiro 8, Passaggio 1, Difesa 1, Rimbalzo 1, Elevazione 8, Penetrazione 8, ecc. Come vedete le vie di mezzo non erano viste di buon occhio, neanche da me, e così capitava che Jerome Kersey chiudesse con 16/16 dal campo o che Will Perdue tirasse giù 25 rimbalzi in 24’.

Tornando quasi ai giorni nostri, con la Playstation2 acquistammo all’unisono anche Pro Evolution 2, il gioco del calcio più simulativo sul mercato. Ecco, dicevo, io non ricordo come è successo, sta di fatto che alla prima partita io presi la Nigeria e lui il Camerun. Un omaggio dovuto a una civiltà che rispettiamo profondamente, ma pure un’escursione esotica in un calcio semisconosciuto e affascinante. Dove si corre e non si passeggia, dove la forza fisica è predominante.

Quello che non potevamo sapere era che quella scelta avrebbe cambiato le nostre vite. Perché da quel giorno io e Vittorio abbiamo giocato almeno 1000 partite (almeno…) con le varie edizioni del gioco uscite negli anni, una volta anche con la “Notte Bianca del Calcio Africano” che ci ha visto impegnati fino all’alba, tra una tisana e una birra: io sempre e solo con la Nigeria, lui col Camerun. Che neanche a Lagos e a Yaounde, dove sicuramente chi gioca prende Italia, Francia, Argentina, Brasile: noi sempre Nigeria e Camerun, fino a farla diventare una malattia, un motivo per troncare la nostra trentennale amicizia, un confronto tra popoli che è uscito presto dai confini pallonari. Quando morì il camerunense Foe per un attacco di cuore osservammo un minuto di raccoglimento, Vitto giocò per un mese col lutto al braccio e io gli inviai un sms di condoglianze. Lo stesso fece lui quando in Nigeria cadde un aereo. Vitto ha sciarpa, bandiere e magliette del Camerun appese nella sua casa di Malo, io avevo fatto altrettanto a Bologna col merchandising nigeriano pure se riconosco che il biancoverde non ha nulla a che vedere, come appeal, rispetto al giallo-verde-rosso dei Leoni Indomabili.

Storie di partite passate alla storia, con rimonte insperate, rigori sbagliati, joypad tirati verso il muro e distrutti, Playstation spente a 3 minuti dalla fine col risultato sfavorevole. Una volta, per sfregio, inviai a Vitto un mms con la foto dello schermo di fine partita: Nigeria-Camerun 47-0. Avevo giocato contro la Play a difficoltà zero. Non passò neanche un’ora che sul mio cellulare piovve un mms. Camerun-Nigeria 61-0. Da sette anni a questa parte il mio mondo e quello di Vittorio gira intorno a Nigeria e Camerun, pure se l’esplosione di Eto’o ha inquinato la rivalità perché non esiste un difensore nigeriano capace di fermarlo. O di abbatterlo definitivamente, di procurarne la fine della carriera, opzione tattica che ho iniziato a prendere in considerazione due anni fa. Bei tempi quando Babangida deturpava la fascia destra e appoggiava mobidi cross per la testa del sempreverde Kanu. Era quasi sempre gol, tanto che Vittorio entrò in analisi per un breve periodo e poi dipinse di bianco i capelli di Kalla, stopper camerunense che con Kanu non la prendeva mai. E poi altre ore in macchina a discuterne tra una partita e l'altra: "Se abbasso Lawal sulla linea dei terzini sono più coperto ma meno propositivo". "Dietro mi sa che passo alla difesa a tre, e metto il trequartista..."

C’è una prostituta nera per strada? Per Vitto è nigeriana, per me è camerunense. Dobbiamo fare una donazione ad Amref? Ci sinceriamo di quali Paesi siano interessati dalle adozioni a distanza. Ci manca solo che spendo soldi per far studiare e giocare uno che tra dieci anni mi trovo contro a Pro Evolution 19.

Ogni anno, a metà ottobre, esce la nuova edizione del gioco e ogni anno io e Vittorio ci precipitiamo ad acquistarlo per non perdere neanche mezza giornata di “studio” rispetto all’altro. Due anni fa Nigeria e Camerun si sfidarono nei quarti di finale della Coppa d’Africa, in Egitto: io mi ero fatto accreditare dal Guerin Sportivo, arrivammo a un passo dal partire. Sarebbe stato meraviglioso: lui nella curva dei Leoni, io in mezzo ai miei fratelli nigeriani. Gli unici bianchi nello stadio, gli unici a insultarsi a 100 metri di distanza. Gli unici a saperne più dei rispettivi allenatori.

Perché potete dirci tutto ma come mettiamo in campo Camerun e Nigeria noi…

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