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lunedì 5 dicembre 2011

Effetti collaterali

Che stia invecchiando mi sembra evidente, meno su un blog.

Che lo stia facendo male un mio timore, fondato. Sta di fatto che i casi di "tolleranza zero" si moltiplicano giorno dopo giorno e che da Lupo de' Lupis mi sto trasformando in Jack lo Squartatore.

Dove sbrocco, e da tempi non sospetti, è al cinema. Ho visto film (meravigliosi) con gente a fianco che telefonava, usciva a fumare, mandava sms, parlava ad alta voce, commentava ogni singola scena (in "21 grammi", non propriamente "Vacanze di Natale", lei a lui "Amore, hanno la nostra stessa macchina, quello è il colore che volevo io"). Per non parlare di chi mangia, dorme, ti starnutisce regolarmente sul collo e chiacchiera amabilmente della tipa conosciuta la sera prima.

E dire che ho conosciuto il cinema negli anni '80, quando potevi entrare a fine primo tempo per poi rimanere a vedere l'inizio del film allo spettacolo successivo: quando fumare era obbligatorio più che consentito e durante la proiezione si assisteva a un viavai indegno. Voglio dire che sono cresciuto in un mondo difficile, non a Disneyland, ma ora mi incazzo di più e non so perché. Mi deconcentro, l'attenzione si sposta dallo schermo al vicino in un attimo e l'odio monta. Negli ultimi tre anni ho riso tre volte al cinema, lo ammetto: in "Gangs of New York" per il sangue a ettolitri che scorreva in ogni scena; in "King Kong" per la scena in cui i protagonisti corrono affiancati ai dinosauri per cinque minuti; in "La guerra dei mondi" per la jeep di Tom Cruise misteriosamente rimasta immacolata dopo il bombardamento alieno. Peccati veniali, considerata la tristezza dei film in questione.

Così da qualche anno preferisco guardarmi i film a casa, meglio se da solo, e al cinema evito accuratamente le prime visioni. Dove è molto più alto il rischio di maleducazione e di ignoranza.

Se volete chiacchierare, fumare, mangiare, dormire, telefonare e chattare, non ci sono posti più comodi per farlo?

E soprattutto quando entrate in una sala affollata, fate defluire quelli dello spettacolo precedente. Una volta, dopo The Manchurian Candidate, io e Vittorio rimanemmo intrappolati nella sala per dieci minuti, con la gente che spingeva per entrare. Appena abbiamo iniziato ad urlare "Meryl Streep moreeeee" (ultima scena del film), curiosamente ci si è aperto un varco.

Dentro educati, ma appena fuori bastardi...

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