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lunedì 5 dicembre 2011

Lost, portace n'altro litro...

Nell'ordine, questa estate, mi sono perso due paia di occhiali, uno di infradito, almeno una decina di euro e due magliette. Altre "perdite" le ho evitate solo perché chi mi stava accanto mi ha ricordato il portafogli lasciato sul bancone del bar o il mazzo di chiavi abbandonato sulla panchina. Mio padre soleva (esiste "soleva"?) dire "Sono fatto così e così resto, perché mi dicono che sono meraviglioso", del tutto inutili i nostri tentativi di convincerlo che la gente che lo incensava fosse sarcastica: sarcasmo o no, io sono davvero così sbadato e nella tendenza a perdere le cose probabilmente ci vedo anche un po' di arte, ovvero il ritratto dello scapigliato che non bada troppo alle cose terrene perché con la testa è sempre sulle nuvole. Cazzata.

L'alternativa è quello del rincoglionimento progressivo, ipotesi che temo mi sia più congeniale, ma d'altra parte ho accusato delle "perdite" con frequenza certamente superiore ai 28 giorni e anche quando ero più giovane oltre che un bel ragazzo (pure lui): nel 2000, pochi giorni dopo il mio trasferimento a Bologna, davanti alla stazione lasciai la Micra aperta col marsupio (giallo, neanche grigio) appoggiato sul cruscotto e mi allontanai tre minuti. Ne ritrovai ben due al ritorno e quando il carabiniere (romano) in Questura mi chiese lumi "Ma come? Sei de Roma e te vieni a fa' frega' tutto qua a Bologna" non potei che rispondere "Sì ma quando uno è stupido lo è a ogni latitudine".

Nel 1997, pochi minuti prima che io e Bebbo partissimo per New York mi accorsi di aver perso i biglietti aerei: mezz'ora di panico senza ritorno e un paio di infarti rientrati in extremis non furono sufficienti per ritrovare i tickets. Riuscimmo a partire solo perché a Fiumicino una tizia dell'Alitalia (santa donna) si impietosì e ce li stampò di nuovo. Costo dell'operazione, 70.000 lire più lo scetticismo integrato di Bebbo per tutto il resto del viaggio. Scetticismo peraltro legittimato al nostro arrivo a New York: dopo aver fatto la denuncia per i bagagli smarriti (ma in quel caso io non c'entravo nulla) un tipo ci corse dietro per tutto l'aeroporto con una busta in mano urlando "Mister Maigliolaaaa". Avevo appoggiato sul bancone i biglietti del viaggio di ritorno e lì erano rimasti (obbedendo, quindi, per un certo verso).

Tornando a questa estate, le infradito sono state risucchiate dalla corrente dell'Oceano Atlantico, la cui velocità nell'invadere la spiaggia per effetto della marea è stata da me clamorosamente sottovalutata. Di dove siano gli occhiali non ho la più pallida idea mentre le magliette credo siano rimaste in due alberghi, una a Barcellona e una a Valencia.

Mi perdo le cose ma anche le persone, insomma, e lo faccio con sinistra regolarità: probabilmente il disordine emotivo e affettivo che mi porto dentro (ma anche nelle zone limitrofe) non è svincolato da questo discorso, certo è che il talento per la dispersione è notevole e complicato da arginare.

Ho smarrito tante cose di valore in questi mesi di blog-letargo ma d'altra parte in questa estate ho ri-trovato l'amore. Il grande amore, non un grande amore. A quello starò certamente più attento perché sento che se lo dovessi perdere, perderei anche una parte importante di me. Cosa che a occhio e croce non voglio!

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