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lunedì 5 dicembre 2011

In attesa di un segnale, imparo a suonare

Restavamo ipnotizzati per un paio di minuti, come se nulla di importante dovesse accadere, come se quanto accaduto fosse già abbastanza importante. Come se alzarsi dalla sedia per andare al televisore a cambiare canale fosse una mancanza di rispetto verso l'Almanacco del Giorno Dopo che stava per iniziare. Era il segnale orario e andava atteso con devozione, con trasporto, quasi in modalità Inno di Mameli.

La musica successiva, che introduceva l'Almanacco e che non so se ho neanche il coraggio di riprodurre qui sopra, ancora oggi mi trasmette angoscia.

Era appena finito Happy Days ma soprattutto era quello il segnale che era finita la giornata e di tempo per studiare non ce n'era più. Perché dopo il telegiornale e la cena non potevi farti vedere sui libri, ammesso che ne avessi intenzione. E io raramente ne avessi. Ma più che altro era il concetto di "fine" che mi allarmava.

Il buco nello stomaco da coscienza sporca non mi ha più abbandonato, nella specialità olimpica indoor "perdere tempo in cazzate" sono stato primatista europeo dal 1983 al 1991: una sensazione con la quale ora ho imparato a convivere, perché notti insonni mi aiutano a riparare, a recuperare le ore diurne buttate quasi letteralmente nel cesso.

Ma quella musica dell'Almanacco del Giorno Dopo non mi abbandona e ancora oggi l'unico sogno seriale e angosciante rimane la vigilia del mio esame di maturità scientifica. Esame che, giova ricordarlo a coloro che si sono messi alla visione e in ascolto solo ora, ho superato con la stecca di Marlboro sotto al braccio: 56/60 la votazione finale, altro che "zeru tituli", se non fosse stato che prima di me mia sorella Letizia era uscita dallo stesso liceo con 60/60 e una mezza promessa per il Ministero delle Pari Opportunità. Come tornare a casa con la Coppa Uefa quando quello prima di ha vinto la Champions...

Da buon Dottor Divago, peraltro, ho cambiato argomento almeno dieci volte in questo post del tutto sconclusionato: mi preme riaffermare due cose, in conclusione. Era meraviglioso, ricordo, aspettare in silenzio davanti alla televisione l'arrivo del segnale orario: rispetto a quanto accade de sti tempi, due minuti in meno di cazzate da immagazzinare per il nostro cervello. E in termini strettamente economici quanto costerebbe ora tenere un canale con due minuti di buio come quelli?

Infine, dopo aver sfiorato l'acquisto di un violino e aver considerato quello di una pianola, oggi mi sono deciso e ho acquistato una batteria elettronica semiprofessionale: il proposito di imparare a suonare uno strumento entro il 2009 (ma non era sposarsi....?) prende forma. Finalmente.
Si cambia musica, e quindi si cambia vita. Basta aspettare il tempo.
Eviterò ora di mettere un disco dei Pooh...

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